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Fondazione Cetacea Riccione e Ospedale delle Tartarughe > Blog  > Delphinus delphi nel porto di Ancona.

Delphinus delphi nel porto di Ancona.

Domenica 19 dicembre Fondazione Cetacea è intervenuta, a seguito di una segnalazione della Capitaneria di Porto, al porto di Ancona per monitorare un delfino avvistato a nuotare solitario: giunti sul posto abbiamo potuto constatare non trattarsi di un Tursiups truncatus, la specie di delfino più presente nei nostri mari, bensì di un esemplare di Delphinus delphis, specie molto più rara  riconoscibile perché di dimensioni inferiori rispetto al “cugino” tursiope e grazie alla sua particolare colorazione, scuro sul dorso e bianco sul ventre con una fascia laterale giallastra. L’esemplare di circa un metro e mezzo di dimensioni nuotava compiendo delle brevi apnee, nelle acque della Mole Vanvitelliana, nei pressi del molo di Stamura. L’esemplare è stato monitorato fino al tramonto, tempo nel quale si sono raccolte informazioni per valutarne lo stato di salute attraverso il comportamento, in particolare il numero di immersioni al minuto e la sua massa adiposa. La speranza è che l’animale, che è parso intento a cacciare, abbandoni autonomamente le acque del porto e riprenda il mare aperto: se così non fosse verrà valutato come procedere, tenendo conto del carattere assai timido di questa specie di delfini.

Il Delphinus delphis è anche detto Delfino comune: un tempo una delle specie più comuni nel Mediterraneo, ha subito un calo drastico della sua popolazione negli ultimi 30-40 anni e oggi è classificato EN (Endangered) dalla IUCN. Una delle cause principali del crollo della sua popolazione in Mediterraneo è che in passato venivano effettuate catture dirette nel Mar Adriatico, in campagne di sterminio finanziate dal Ministero Pesca. L’inquinamento da agenti chimici e il sovrasfruttamento delle risorse possono aver influito molto sulla rarefazione di questa specie in acque italiane, e attualmente sono presenti solo due popolazioni residenti: un gruppo molto piccolo di circa 50 individui all’Isola di Ischia e un gruppo più numeroso (<250 individui) nella zona di Lampedusa.

Fondazione Cetacea Onlus gestisce un CRASM (Centro di Recupero Animali Selvatici Marini) attivo in alto Adriatico e nella sua storia dal 1988 a oggi è intervenuta su decine di casi di spiaggiamenti di cetacei vivi: tursiopi, stenelle, grampi, capodogli e delfini comuni.

 

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