Una boa al largo di Rimini per monitorare l’inquinamento acustico sottomarino.
L’inquinamento è presente in mare sotto molteplici forme, non sempre percepibili coi nostri sensi: l’inquinamento da sversamento di sostanze tossiche, l’inquinamento da rifiuti solidi, ma anche l’inquinamento termico e l’inquinamento acustico. Quest’ultimo per esempio, pur non essendo percepibile sott’acqua dall’orecchio umano, merita di essere studiato ed approfondito per le sue conseguenze sulla fauna marina in quanto l’acqua permette una propagazione del suono più veloce di quanto avvenga in aria, circa 1500 metri al secondo, cioè circa 4 volte tanto. Numerosi studi attribuiscono all’eccessivo rumore subacqueo la responsabilità di morti e spiaggiamenti di diversi organismi marini, in particolar modo i cetacei. Le fonti principali di questa forma di inquinamento sono state individuate nella navigazione, nell’attività di prospezione, ricerca ed estrazione di gas e petrolio dai fondali, nell’utilizzo dei sonar attivi da parte delle navi militari e commerciali, nelle attività di pesca professionale. La quantità dei rumori antropici subacquei è aumentata significativamente nel corso del secolo scorso, tanto da aver coperto quasi totalmente i suoni sottomarini naturali. Per questo il progetto transfrontaliero Interreg Italia Croazia SOUNDSCAPE, finanziato dal fondo di sviluppo regionale europeo, mapperà per circa un anno il rumore subacqueo nel Mare Adriatico settentrionale: i dati verranno utilizzati per valutare l’inquinamento acustico sottomarino e l’impatto che produce sulla fauna selvatica, con il fine di sviluppare un piano per l’uso sostenibile del mare e delle risorse. La mappatura avverrà attraverso i dati raccolti dalle 9 boe autoregistranti dotate di idrofono che la scorsa settimana sono state posizionate in acque italiane, croate e internazionali da 5 partner di progetto. L’ultima delle 9 è stata istallata sabato 29 febbraio da Fondazione Cetacea, insieme alla Sub Gian Neri di Rimini, con l’autorizzazione di Capitaneria di Porto di Rimini e Comune di Rimini, con lo scopo di catturare il clima acustico subacqueo e da esso estrapolare i dati inerenti i rumori di natura antropica al largo della costa riminese. L’idrofono, che è stato posizionato grazie alla collaborazione di ENI a ridosso dell’area di rispetto della piattaforma Azalea A e che periodicamente sarà monitorato dal personale scientifico di Fondazione Cetacea, verrà disinstallato fra circa un anno in modo da raccogliere una panoramica del paesaggio sonoro sottomarino complessiva delle quattro stagioni. Quello posizionato da Fondazione Cetacea è l’ultimo di 8 idrofoni istallati la scorsa settimana in acque italiane, croate e internazionali, al fine di monitorare l’inquinamento acustico sottomarino nell’Adriatico settentrionale. Il progetto vede come capofila l’Institute of Oceanography and Fisheries di Spalato, e come partner lungo le coste italiane e croate settentrionali il Centro Nazionale delle Ricerche, Blue World Institute di Lussino, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia ARPA-FVG, Fondazione Cetacea di Riccione, la Regione Marche, il Ministero dell’Ambiente e dell’Energia croato e il Teaching Institute of Public Health di Fiume.
A settembre avrà luogo proprio nella città di Rimini un evento dove gli esperti europei del progetto SOUNDSCAPE incontreranno le autorità e la cittadinanza per presentare lo stato di avanzamento del progetto, fornire una prima valutazione dell’inquinamento acustico sottomarino secondo i dati raccolti e ragionare insieme sulle possibili misure di mitigazione del problema.
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