Tursiope vittima di rete da pesca.
La scorsa domenica 8 aprile lo staff e i volontari pesaresi di Fondazione Cetacea ONLUS sono intervenuti sulla carcassa di un delfino, spiaggiata alla Baia Flaminia di Pesaro: a soffocarlo un pezzo di rete.
L’area in cui si era spiaggiato l’esemplare di Tursiops truncatus segnalato nella mattinata dalla Guardia Costiera di Pesaro, è stata nel giro di poco tempo delimitata per la sicurezza dei cittadini (le carcasse possono essere fonte di zoonosi, cioè di malattie che tramite spillover possono “saltare” da animale e uomo) e per conservare l’esemplare in attesa del recupero da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale.
I responsabili dell’associazione riccionese Fondazione Cetacea, noti per gestire l’ospedale delle tartarughe marine di riferimento per Emilia Romagna e Marche e da tre anni la caletta per la riabilitazione proprio alla Baia Flaminia di Pesaro, sono unico Centro di Recupero Animali Selvatici Marini riconosciuto nelle suddette regioni (e uno dei due unici presenti in Italia) e detengono il registro degli spiaggiamenti dei cetacei per le suddette Regioni, registro che annualmente viene inviato al Ministero dell’Ambiente dal 1990. A prima vista l’esemplare, maschio lungo 2 metri e 95 cm, presentava un pezzo di rete che fuoriusciva dalla bocca. I sospetti sulle cause della sua morte sono stati confermati dai risultati ottenuti dalla necroscopia svolta il giorno seguente dalla dott.ssa Ilaria Pascucci dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche: un frammento di rete proveniente con grande probabilità da un tramaglio, o rete da posta fissa, attorcigliato alla glottide ne ha provocato il soffocamento, e al momento dello spiaggiamento a causa della forte mareggiata di sabato l’animale era ormai deceduto da 3-4 giorni.
Non è il primo caso di quest’anno: degli altri interventi di Cetacea dall’inizio di quest’anno (2 su esemplari morti e 1 su un esemplare vivo nella sacca di Goro, che si è concluso con il suo rilascio in mare aperto) è il secondo caso in cui la causa dimostrata della morte è il bycatch, cioè l’interazione con la pesca professionale.
Il tursiope è l’unica specie di cetaceo regolarmente osservata nel mare Adriatico, nonché il più tragicamente “famoso” perché utilizzato negli spettacoli dei delfinari. In passato si pensava che i delfini tursiopi dell’Adriatico utilizzassero aree relativamente piccole e quindi si consideravano come “popolazioni locali” costiere, mentre con i rilievi aerei ci si è resi conto che si ha invece, un più ampio e complesso utilizzo dell’habitat adriatico.
Alcuni campioni dei tessuti e del sangue saranno analizzati per i patogeni, virus e batteri, sempre dall’IZS: i risultati saranno poi inseriti nella banca dati della rete spiaggiamenti che è coordinata dall’ IZS di Torino e Università di Padova, mentre altri a Como al dipartimento di ecotossicologia dell’Università dell’Insubria, per le analisi sulla presenza di microplastiche e inquinanti.
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